È pericoloso usare il calcio come metafora dello stato di salute di un paese. Il Brasile è stato in miseria in anni in cui in campo vinceva tutto, sotto la dittatura dei generali perfino i detenuti politici applaudivano la Nazionale argentina che ha vinto il Mondiale 1978 e l’Italia fascista è stata campione 1934 e 1938. C’è però, sempre, un umore che una Nazionale trasmette, non completo, non totale ma indicativo del paese che ha alle spalle. L’Inghilterra dei Beatles 1966, l’Italia di Bearzot 1978 e 1982 che voleva lasciarsi alle spalle il terrorismo, la Francia 1998, illusa di essere unita al di la di fedi e etnie, la Germania dopata 1954, che voleva lasciarsi invece alle spalle la guerra, come il regista Fassbinder coglie nel classico finale del Matrimonio di Maria Braun.
Così la penosa performance degli azzurri di Ventura, al di là del fatto sportivo, va analizzata per quel che dice di umori e culture del nostro tempo. Sgombriamo subito il campo dall’equivoco “questo offre il campionato…”, visto che lo stesso pool di giocatori ha, con Conte in panchina, brillato all’Europeo 2016 e il blocco della difesa ha raggiunto la finale Champions due volte in pochi anni. Chiunque abbia un briciolo di consapevolezza di cosa sia il calcio sa che ci sono in Serie A abbastanza professionisti italiani per eliminare la Svezia in 180 minuti. Gli azzurri di Ventura hanno invece non solo fatto 0 gol contro gli svedesi, ma tirato in porta pochissimo e malissimo.
Perché la loro mediocre prova, è compresa nella formula #Mediocriland, l’idea che i mediocri scelgono altri mediocri, isolando i bravi, i brillanti, i liberi pensatori, gli anticonformisti, il male che spazza oggi l’Italia intera, politica, economia, cultura, media, burocrazia, società. #Mediocriland siamo noi, un paese che irride e disdegna l’eccellenza originale e premia chi segue, furbo o ossequiente, il gregge.
Cominciamo dunque dal Mister Ventura. L’Italia ha allenatori bravissimi, che hanno vinto ovunque, i nomi li sapete. Ma il Sistema, di cui poi dirò, ha selezionato l’ex tecnico del Torino, un coach che non solo non ha mai vinto nulla, mai, ma nemmeno ha mai avuto una squadra in grado di competere per qualcosa, affollata da campioni, veri o presunti, ricchi, celebri, sicuri di sé, viziati da sponsor e procuratori. Pensavo all’inizio che si trattasse di un mister scarso ma di una brava persona, speravo che, con un po’ di fattore C. fortuna, se la cavasse. Sbagliavo. Dopo la sconfitta con la Spagna, grave non per il risultato ma per l’inetta reazione, il Mister ha scelto la strada dell’arroganza ignorante proclamando in conferenza stampa “Noi siamo qualificati non lo sa?” (Scusi Mister???), della penosa scusante da bar, “colpa dell’arbitro”, della squallida chiamata dei sentimenti “serve il cuore”, giocando col Piccolo Chimico del 4-2-4 che ha fatto esplodere il cuore azzurro. Ieri ho scritto “oggi si tifa e basta”, e ho mantenuto la promessa, ma vedere in formazione l’esordiente Jorginho e l’effimero Gabbiadini, con Insigne provocatoriamente in panchina per 90′, mi aveva fatto temere il peggio. Ventura aveva perso il senso della realtà e sperava di cavarsela alla buona. Mamma mia.
Qualcuno, sbagliando, potrebbe obiettare, “ma neppure Valcareggi e Bearzot, prima di vincere e andare in finale, avevanp coppe in bacheca”. Sbaglia perché si trattava di tecnici federali (Bearzot magnifico, Valcareggi meno brillante), non di allenatori di club, abituati dunque a selezionare i talenti senza coltivarli ogni giorno. Ventura non sa fare nessuno dei due mestieri, sa prendere una squadra di centro classifica, salvarla, quando va di lusso portarla in Europa League e uscire ai primi passi. Uomo mediocre, tecnico mediocre, persona così, senza la dignità di lasciare dopo il fiasco. #Mediocriland.
A sceglierlo dirigenti di tale possanza in #Mediocriland, Tavecchio, Lotito, che rivederli spaventa. Il loro italiano è malcerto, il loro inglese inesistente, il loro curriculum di imprenditori tra il comico e il penoso-penale. La performance razzista di Lotito dopo il caso Anne Frank lo avrebbe portato alle dimissioni ovunque: non da noi. I presidenti dei club non alzano un dito contro i dirigenti #Mediocriland perché contano, con la loro complicità colpevole, di cavarsela come possono. Se l’Italia dei club ha perso spazio negli ultimi anni, senza nulla vincere dalla Champions e Mondiale Club Inter 2010, si deve a questo vuoto di cultura, management, valori. Leggete le interviste dei presidenti, e quel che dicono uno dell’altro, per capire Mediocriland nel calcio.
Infine i giocatori. Anche loro escono a testa bassa, dagli urli di un De Rossi ormai in perenne crisi di nervi, alla confusione di un Buffon incapace di un passo d’addio da vincente. I senatori, i due citati con Barzagli -bravo calciatore che da tempo doveva essere a casa-, Chiellini -brava persona senza carisma di leader- e Bonucci -ostaggio del suo ego dopo la Juve per far gruppo-, non hanno mai incluso davvero i nuovi in squadra, illudendosi che le glorie passate sconfiggessero un presente di #Mediocriland . Ogni possibile talento nuovo, ogni testa libera, doveva restare in panchina o a casa. Chi magari non aveva piedi da Maradona, ma cuore e fame di gloria azzurra era snobbato da una lobby con agganci poderosi tra i media -furbi, innervati da sponsor- e con troppi collegamenti poco virtuosi con il business. Alla fine. Ventura scoppiato, erano loro a fare la formazione e nessuno ha dimostrato stoffa per future panchine vincenti.
Siamo fuori per la prima volta dal 1958, e dopo due uscite umilianti al primo turno, 2014 e 2010. Non servono altre prove che il calcio azzurro è prigioniero di #Mediocriland e senza una vera riforma tale resterà.
Dopo anni di insuccessi i tedeschi hanno creato scuole federali in tutto il paese, un network di campi, palestre, allenatori che tra i giovani ha selezionato talenti e caratteri. Ha fruttato, con costanza, le coppe. L’Islanda, senza grande cultura calcistica, neppure campi regolari!, ha da zero costruito un sistema di scuole e allenamenti omogenei, in tendoni attrezzati ad hoc per il rigido inverno, che ha portato a una squadra, d’improvviso, competitiva.
Vi aspettate nulla del genere? Io no, magari son pessimista. Per esser chiari: la Federazione Italiana Gioco Calcio andrebbe commissariata per quattro anni con un manager indipendente e libero, che selezionasse un CT altrettanto indipendente e libero, anche non italiano (si: anche non italiano!) capace di creare una squadra di giocatori che non facciano le smorfie all’inno, ma giochino al calcio in campo e siano brave persone fuori, senza abboccare ai moralisti improvvisati, vedi autocandidatura del discusso Cannavaro. Atleti di cui, vincano o perdano, si possa essere fieri, come fummo fieri non solo dell’Italia campione 1968, 1982 e 2006 ma anche dell’Italia combattente e bella 1970, 1978, 1990, 1994, 1996.
Non mi attendo purtroppo nulla del genere, perché Mediocriland è il paese in cui i mediocri non mollano la cadrega e assoldano gente perfino più scarsa di loro, sole virtù richieste furbizia e servilismo. Per questo se il calcio non è metafora di un paese a volte ne coglie l’umore, e l’umore che la Nazionale di Tavecchio, Ventura e Buffon ha esalato è mefitico.
Gianni Riotta
ps. Sono certa che non me ne vorrà il direttore ma questo articolo è troppo bello per non riportarlo