“Una delle prime volte che mi allenai con lui, lo vidi compiere un gesto incredibile: prima di iniziare la seduta calciò il pallone con una precisione tale che fece canestro da 30-40 metri. Rimasi impressionato”. Erano queste le parole del piccolo Paulo Dybala quando qualcuno gli chiedeva di ricordare l’esperienza vicino al suo ex capitano Fabrizio Miccoli.
Oggi l’ex numero 10 del Palermo, l’uomo che è salito a quota 64 gol con la maglia rosanero, superando il primato detenuto da Carlo Radice con 62, l’uomo dei record con il club siciliano vuole ricordare quel ragazzino timido arrivato dalla serie B argentina che oggi tutti festeggiano campione d’Italia con la maglia della Juventus.
“Ho un bellissimo ricordo di Paulo, è arrivato a Palermo con l’umiltà di chi vuole imparare, mai fuori posto, mai una parola di troppo. Ha la testa e questo nel calcio vuol dire tanto. E’ un calciatore completo, tiene palla, sa dribblare, prende falli, è un punto di riferimento importante per la Juventus, è un serissimo professionista. Non è facile arrivare in una squadra così importante e fare quello che ha fatto lui, ha dimostrato di avere la mentalità giusta e l’umiltà di farsi scivolare addosso le critiche che inizialmente venivano fatte ad Allegri riguardo la sua gestione. Ero con lui qualche giorno fa, ho lasciato a Palermo un ragazzo e ho ritrovato a Torino un uomo. Ha fatto bene a lasciare la Sicilia anche se so che gli è costato parecchio, non è sempre vero che i giocatori sono immuni da sentimenti quando lasciano la squadra che calcisticamente li ha cresciuti, e il Dybala italiano è firmato Palermo. Poi tutto ha un prezzo, per il giocatore e per la società nessuno ci rimette. La Juventus ha vinto uno scudetto realizzando un sogno, alla decima giornata dopo la sconfitta con il Sassuolo nessuno avrebbe scommesso sulla vittoria eppure hanno rialzato la testa e sono arrivati a conquistare il campionato con tre giornate di anticipo. Un’ impresa vera e propria e questo è merito di tutti, soprattutto di una società che ha lavorato bene e che ha gettato le basi per i prossimi 10 anni. Non credo che in futuro ci sarà una squadra in grado di reggere i ritmi della Juventus e questo campionato lo ha dimostrato. Il livello della serie A è scarso e anche questo ha contribuito alla rimonta che con un campionato competitivo sarebbe stata più difficile.” Da Capitano a Capitano: su Totti, Fabrizio ha le idee chiare. “So che cosa si prova quando si avvicina il momento di smettere, lo capisco. Ma Francesco saprà fare la scelta giusta. Anche se è dura immaginare la Roma senza Totti. Nessuno deve decidere al suo posto, e nessuno dovrebbe mai dimenticare le imprese di un giocatore che ha dato tanto per una squadra. Il rispetto e la chiarezza devono esserci sempre”
Oggi Fabrizio si occupa di calcio giovanile, e presto sbarcherà anche nella capitale con un bel progetto. E chissà, magari un giorno avrà voglia di raccontare anche la sua verità, le sue ferite e quello che per lui ha significato lasciare il pallone rotolare senza l’ultimo tiro da fuori area.
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