E’ nelle migliori librerie “Cobra-Vita di un centravanti di strada” (edizioni Ultra Sport, 15 euro), la biografia di Sandro Tovalieri scritta da Susanna Marcellini. Una storia di gol e di sentimento, la straordinaria carriera di un attaccante che ha fatto impazzire di gioia diverse città: Pescara, Arezzo, Avellino, Ancona, Bari, Bergamo, Reggio Emilia, Cagliari, Genova. Perugia e Terni. Cresciuto nella Roma, il Cobra è stato un autentico attaccante con la valigia: non si è affermato nella Capitale, dove sarebbe tornato a fine carriera per un ruolo da allenatore nelle giovanili giallorosse, ma ha infiammato intere tifoserie. L’idolo di Bari: ancora oggi, quando torna in Puglia, il Cobra manda in tilt l’intera città: Tovalieri più Protti, storia di trenini e di emozioni inenarrabili. Ma sarebbe ingiusto dimenticare le altre piazze: a Cagliari ha lasciato cuori calcistici infranti pur essendo rimasto per pochissimo tempo, a Perugia ha conquistato un’indimenticabile promozione dopo uno spareggio contro il Torino, sintesi perfetta di fantastici duetti – anche fuori dal campo – con Milan Rapaic. E nessuno si senta trascurato perché Tovalieri non finge quando dice che “ogni città mi ha lasciato qualcosa dentro“.
Ma il Cobra è anche una storia di dolori incancellabili, come quello relativo alla scomparsa prematura della moglie Laura. “Quel giorno mi sentivo come un viandante, perduto in un paese straniero e ostile del quale non capisce le strade, che ad ogni incrocio si ferma confuso, e che invano spera di scorgere qualcuno o qualcosa che gli indichi il modo di andare avanti o tornare indietro. Era il 31 luglio 2007, una calda mattina d’estate, quando la domma che avevo scelto come compagna, amante, sposa, confidente, mamma dei miei figli, mi lascio solo. Aveva 41 anni è tutta una vita davanti. Tre anni di lotte, che all’inizio sembrava facile vincere, per poi piano piano, giorno dopo giorno, accorgersi che alcune battaglie potevamo vincerle ma la guerra ci avrebbe purtroppo sconfitto“.
La sensibilità di un ragazzo ormai cinquantenne che ha trovato nel destino il difensore più feroce, lo stesso che non gli ha permesso di smarcarsi e che gli ha dato il dolore più grande della sua vita. Sono trascorso oltre 8 anni da quel giorno assurdo: il Cobra ha ripreso a dedicarsi alla sua attività di allenatore, ci sono ragazzini che pendono dalle sue labbra e vorrebbero ripeterne le gesta. Ci sono tifoserie che non dimenticano e che lo cercano spesso, con lo sguardo e con il pensiero, quelli sì ricordi che mai passano di moda. Questo è il Cobra: un centravanti di strada, certo. Ma anche l’amico di tutti.