Sono addolorato per la morte di Tiziana. Sono addolorato perché è vittima di voyeurismo, perché è stata schernita, perché i video di cui era protagonista sono diventati virali e sono stati prima diffusi e poi guardati nonostante si sapesse che lei non ne avrebbe voluto la diffusione. Perché dopo la sua morte c’è stato chi (uomini soprattutto) ancora ha avuto il coraggio di dire: doveva pensare alle conseguenze, se l’è cercata.
Il diritto alla privacy e alla libertà sessuale è costitutivo d’ogni democrazia. Morti questi diritti non v’è più alcuna possibilità di sentirsi liberi e rispettati come cittadini. Non lei doveva pensare alle conseguenze. No. Ora dobbiamo pensarci noi e capire una volta per tutte che Tiziana non è morta per la sua leggerezza o per qualcosa che ha fatto, ma perché in Italia con il sesso si ha un rapporto incredibilmente morboso. È morta, si è uccisa, perché donna in un Paese in cui le donne di sesso non devono parlare, non ne devono scrivere, devono praticarlo con timidezza, di nascosto. E se lo fanno con disinvoltura e ne godono questo è sconventiente, peccaminoso. È la donna a essere oggetto di strali, risatine, gomitate, invettive. Così è stato per Tiziana. Agli uomini l’onore. La donna che si diverte a fare sesso è prostituta, l’uomo è “uno buono”.
Tiziana l’ha uccisa non la sua leggerezza, ma la bigotteria italiana.
Saviano