Era il 1972 quando lui lasciava la direzione del Corriere dello Sport e io nascevo. Lui era Antonio Gherelli, un pezzo di storia del giornalismo. Un giornalismo in cui i Capi erano i Capi e non si discutevano, la cui bravura e autorevolezza nessuno di chi era alle prime armi avrebbe osato incrinare con un “se ” o con un “ma”. Un giornalista che si amava ( oppure si detestava) ma non si discuteva.
Ricordo una puntata di Otto e mezzo in cui ricordava i suoi duetti con Ezio De Cesari e la rivalità con il mitico Gainni Brera.
Sapere, oggi, che una giuria di giornalisti esperti come il dir. Alessandro Vocalelli , Matteo Marani, Riccardo Cucchi,Massimo Corcione hanno assegnato al mio libro un premio così prestigioso è non solo un onore ma un emozione che forse non si può esprimere solo a parole. Grazie a loro e grazie a Sandro Tovalieri Il Cobra per avermi raccontato una storia di calcio che mi ha fatto emozionare.