Non sopporto le strumentalizzazioni. Di nessun genere.
Dal fatto quotidiano di oggi leggo un articolo a firma Domenico Naso che si schiera dalla parte di Roberto Mancini in merito alla incresciosa lite avvenuta ieri sera con Sarri alla fine della partita Napoli – Inter.
Naso ne fa una questione di omofobia in quanto Sarri avrebbe apostrofato Mancini come frocio e finocchio. E Mancini è rimasto particolarmente sconvolto da questa aggressione verbale. Sempre il signor Naso, in base a questi insulti imbastisce tutto un pippone sull’omertosa omofobia del calcio e sul codice violato da Fight Club per cui quello che ci si dice in campo debba rimanere in quell’ambito e non dichiarato pubblicamente a stampa e televisioni.
Ordunque cerco di mettere un po’ d’ordine in questa sequela informe di concetti associati forzatamente per dimostrare una tesi piuttosto artificiosa direi.
La classificazione degli insulti durante un alterco mi sembra una idiozia atomica.
Frocio, finocchio, pederasta sono insulti omofobi. Negro di merda è un insulto razzista, porcodio è una bestemmia e vaffanculo brutto figlio di puttana un insulto generico. Quello più tollerato. Perché offende la persona a cui è diretto e le puttane, che nel manuale del politicamente corretto non rientrano nelle categorie protette.
Classificare pertanto come omofobe o razziste certe espressioni va bene se compaiono su uno striscione in uno stadio, durante un discorso pubblico, attraverso uno slogan o manifesto. In un qualunque contesto dunque che risulti di pubblica fruizione. Riportarlo pubblicamente dopo una lite privata e dargli una valenza ulteriore a quella del semplice insulto mi sembra pretestuoso e scorretto. Perché non dimostrabile. E’ per questo motivo che vige la legge non scritta che ciò che si dice durante le partite debba rimanere in quell’ambito e non si divulghi. Perché l’indimostrabilità di quanto si afferma creerebbe delle dispute infinite e insolubili ad ogni fine partita. Non per omertoso atteggiamento dunque, ma per buon senso si agisce così. E chi ha giocato a pallone anche a livello di pippe spaziali sa che non c’è altra ragione.
L’altra questione da sottolineare è che Roberto Mancini è stato calciatore, ancor prima di allenatore. Se ne desume perciò che calcando i campi di calcio più diversi, durante gli anni, dalle tribune e in campo dai suoi avversari, avrà sentito le più fantasiose congetture sulla sua persona, sulle attività e qualità della mamma, moglie, sorella. Sulla valutazione delle misure del suo membro. Sulla somiglianza di questo alla sua graziosa faccina e testolina. Sulle sue qualità amatorie di donne, uomini e animali. E nonostante tutto ciò, rimane particolarmente turbato ieri sera dalle parole “omofobe” di Sarri. Che sarà stato certamente maleducato. Inopportuno. E che probabilmente pagherà per la sua scomposta reazione. Ma entrare nei meandri delle sue convinzioni su omofobia o religione o qualunque altro credo dell’umano agire mi sembra forzato e pretestuoso.
Ricordando inoltre come lo stesso Mancini, anni fa abbia minimizzato su un palese insulto razzista di Mihailovic rivolto a Vieira, all’epoca giocatore dell’Arsenal e di origine africana, dicendo che queste cose sono cose di campo. Ma guarda un po’.
Pertanto a Mancini consiglio di superare velocemente questo trauma, aiutandosi con la memoria di quello che ha sentito, detto e fatto in passato.
Al signor Naso consiglio invece di avviare un’inchiesta giornalistica sull’omofobia del calcio e sugli atteggiamenti omertosi di quell’ambiente. Partendo però da presupposti più validi e forti che quelli su cui si è basato per fare il suo articolo del politicamente corretto, della sensibilità sociale e della tutela delle minoranze discriminate. Che continueranno a rimanere tali perché siamo culturalmente involuti. Perché frocio e negro sono ancora radicati nelle nostre teste. E’ da lì che dobbiamo rimuoverli non dalle bocche.
Grazie a Fabio Bianchini per questo bellissimo pensiero