Non c’è il diritto ad avere un figlio.
C’è l’opportunità di concepirlo, allevarlo, educarlo, amarlo, adottarlo. Nessuno ha il diritto a priori ad un figlio, un figlio non è una proprietà o una dote. Un diritto a priori e a prescindere alla genitorialità non ce l’hanno e non ce lo devono avere nè gli eterosessuali nè gli omosessuali. I primi spesso se lo arrogano quel diritto quel diritto che non c’è. I secondi ora vorrebbero fare altrettanto. E invece un figlio è un’opportunità,
Non un diritto.
La legge deve favorire le opportunità, nell’interesse del singolo e nell’interesse generale. Il singolo il cui interesse va tutelato non è la coppia gay e neanche quella etorosessuale, il singolo è il bambino /a .
E il suo interesse singolo coincide con quello generale.
Quindi nessun diritto e nessun divieto a priori e a prescindere di adozione, si esamini e si giudichi caso per caso. Con l’aggiunta, postilla che sarebbe ipocrita non esplicitare: il matrimonio gay riguarda in fondo due adulti consenzienti, può perfino essere orpello o moda ma se c’è non salva il mondo ma neanche lo rovina, nemmeno quello piccolo della coppia gay.
L’adozione di un bambino invece riguarda un’esistenza che non può decidere e formarsi in autonomia.
Se occorre esser cauti e esigenti nell’affidare un bambino a una coppia uomo/donna, occorre essere due volte, tre volte cauti nell’affidare un bambino a una coppia gay. Se poi questa coppia gay grida che avere un bambino affidato le spetta di diritto come riconoscimento della società del loro pieno diritto ad essere gay, allora non occorre più altro che un secco no.
Per manifeste ragioni di opportunità e non per ragioni di diritto.
C’è poi una discussione che va oltre i diritti o i doveri, c’è la psicologia e la sociologia che, non solo da noi , ci racconta dati allarmanti che non dovremmo sottovalutare.
Ci dicono quanto sia importante nell’educazione equilibrata di un figlio l’apporto di ambedue i genitori, di entrambi i sessi. Ricerche e studi governativi fatti in America dicono che già negli anni ottanta il 63% dei suicidi in età giovanile si era verificato in famiglie col padre assente, e che i figli di un single soffrono “più frequentemente di disordini psichici“, ed hanno “una probabilità assai maggiore di cadere in abuso precoce di alcool e droghe” (Fonte: United States Department of Health and Human Service, Bureau of Census; David A. Brente et al., Post-traumatic stress disorder in peers of adolescent suicide victims, in “Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry”, 34 (1995), pp.209-215).
Di fronte a questi fatti e a questa cultura -che porta a sostituire persino le parola “padre” e “madre”, in alcuni paesi, con perifrasi disumane come “genitore A” e “genitore B”, e in altri con il termine generico di “contraenti” (il patto matrimoniale)-, a me sembra necessario ribadire il diritto di ogni creatura che viene al mondo ad avere un padre ed una madre dai quali essere generati, cresciuti e amati.
Altrimenti, l’alternativa sarebbe aprire l’adozione a tutti : gay, lesbache, ma anche single o donne che non potendo avere figli vorrebbero “l’uturo in affitto”.
Se questo è il mondo che vi piace io lo ripsetto, ma nessuno potrà mai negarmi la libertà di gridare al mondo intero che per i suddetti motivi , io non sia d’accordo.
Che avere un figlio non sia un diritto per nessuno sono pienamente d’accordo, ma che sia una opportunità mi fa inorridire. Opportunità è cambiare vestito, l’auto o le scarpe, non avere un figlio. Il figlio che nasce è un essere vivente con sentimenti, emozioni e un suo modo autonomo di pensare, che viene sbattuto in questo mondo senza il suo consenso e quindi con un atto violento , dittatoriale ed egoistico, perché è ovvio che è il genitore che desidera di avere un figlio, non è il figlio che desidera nascere, è quindi il genitore che per soddisfare un proprio piacere, come quando cambia di abito o l’auto, fa nascere un figlio. Il futuro genitore, accecato dal proprio egoismo, non pensa minimamente a tutti gli interrogativi che fa nascere questo suo desiderio e su cui penso bisognerebbe riflettere coscientemente. Il figlio che si obbliga a nascere non si sa quale sarà il percorso di vita che gli spetta, potrebbe essere una vita piena di dolore e sofferenze, potrebbe già nascere con gravi problemi fisici e, comunque vada questo figlio dovrà un giorno morire perché dal momento che nasce è un condannato a morte, unica certezza della vita. Questa condanna a morte è l’unico vero peccato originale che eredita dai genitori e nessun battesimo, o qualsiasi altra ridicola cerimonia può cancellare. Su tutto il resto non sono d’accordo assolutamente, ma per spiegare dettagliatamente le cause di questo disaccordo mi occorrerebbe l’eternità.